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Da pandemia a epifania: stupito dalla resilienza dei giovani, unici a poterci salvare
(Elti, Pordenone)

by Roberto Bonzio23 Maggio 2020 in Articoli, 1 comment
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Ho vissuto questi mesi di distanziamento sociale da sepolto in casa, avvolto da schiamazzi di vicini maleducati e spesso irrispettosi delle regole di sicurezza, aggrappandomi ad un unico e primario obiettivo: salvare la formazione dei miei studenti universitari, i miei ragazzi, che a dispetto del morbo e della clausura mi hanno seguito con passione nelle faticose lezioni online in streaming, in cui parlare di Fisica senza poter loro mostrare con efficacia un oggetto reale che rotola o di un gesso che cade per mia imperizia ma per colpa di Newton, è stata una conquista non da poco – con loro condivisa.

Da un po’ di tempo è possibile uscire, guardarsi attorno, vedere le persone e i loro comportamenti. No, le lezioni in presenza ancora no. Mi mancano gli sguardi dei ragazzi, mi manca di poterli vedere e capire in un istante se li sto ancora catturando o se la difficoltà dei concetti me li sta strappando pian piano, come fa l’odore della primavera quando in aula spalanchiamo le finestre… quello sarebbe il momento giusto per una battuta, o per portare il discorso su altri binari! Ho realizzato molto presto quanto importante sia il poterli vedere, ascoltare, letteralmente “annusare”, e quanto l’efficacia di una lezione di Fisica passi per una condivisione che è anch’essa fisica, mediata dai sensi.

Sì, da un po’ di tempo è possibile uscire, incontrare i parenti e gli amici. Esco con un senso di colpa e di gioia assieme. Di colpa, perché la cosa meno rischiosa per la collettività è ancora e comunque il confinamento. Di gioia, perché siamo animali sociali e almeno il potersi incontrare senza essere circondati da quattro mura ha l’odore della speranza.

A forza di restare chiuso in casa, l’oggetto più indispensabile è risultato essere il mio paio di occhiali… non è strano: con un orizzonte limitato a pochi metri lineari si guardano tutte le cose molto più da vicino – non soltanto gli oggetti, per i quali gli occhiali sono necessari soprattutto ad una certa età, ma in generale tutti gli aspetti che toccano la nostra vita quotidiana, in una necessaria e inevitabile riflessione “da vicino” su ciò che importa veramente. Chissà se la lezione servirà a farci capire qualcosa di importante su di noi, chissà se riusciremo a trasformare questa pandemia in una magari minima epifania. Uscendo, posso osservare i comportamenti di quelli della mia età, la specie di coloro che hanno figli giovani, da scuola superiore o da Università, e poi osservo invece come si muovono i ragazzi. Molta idiozia e incoscienza in quelli “della razza di chi rimane a terra” – giusto per utilizzare in questo contesto un alto verso di Montale – molta più maturità e autocoscienza nei giovani. Non mi interessa riporre speranza nei miei coetanei, sarebbe come scommettere su un pugile che torna sul ring a quarant’anni. Invece scommetto sulla resilienza dei giovani, sulla loro folle (ai miei occhi) disciplina nell’affrontare un cataclisma… sono loro che mi stupiscono veramente. Sono loro che voglio incontrare di nuovo al più presto.

Ragazzi, non seguo la vostra musica né le vostre serie su qualche piattaforma a me ignota… non capisco, sono forse un dinosauro, io alla vostra età ascoltavo sino alla consunzione del vinile Inti Illimani e Deep Purple, e guardavo film in bianco e nero. Ma è in voi e solo in voi che ho scorto di nuovo i colori del futuro, della possibilità, della rinascita. Avete gli strumenti per costruire, avete un’idea di collettività che non si ferma né davanti ai confini né alle lingue, siete molto più cittadini del mondo di quanto noi si possa pensare, siete gli unici a poter costruire un continente solidale.

Come Paolo Rumiz anch’io ho il dovere del pessimismo, ma il megafono adesso deve passare a voi: ragazzi, uscite dal silenzio, fate massa critica, rafforzate l’idea di collettività, di Europa, di regole giuste. Voi avete davvero gli strumenti per riuscire, per salvarci dai virus e dai barbari!

Elti Cattaruzza, pordenonese, laurea in Fisica, è Ordinario al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ‘è delegato del Dipartimento per la Didattica e Prorettore al Diritto allo studio e servizi agli studenti. Ha partecipato a numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali, anche per il Dipartimento dell’Energia USA.

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1 commento

Antonella Glisenti

24 Maggio, 2020

Dear Elti
I agree with you … fully
To help young students to fall in love with research, knowledge, work
To help them to believe in themself is just great
To see them run faster every day … and faster then you is a great moment
I am proud to be a friend of you
Great people can do grest things
Antonella

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